Da leggere tutto d'un fiato!

Proprio al centro della penisola italiana c'è un territorio interregionale e interculturale, composto da 15 comuni, dove cromosomi Etruschi, Umbri, Galli, Piceni e Romani si sono mescolati per far poi nascere uomini come Michelangelo Buonarroti, Piero della Francesca e Alberto Burri, dove vi hanno vissuto e lasciato opere Raffaello, Luca Signorelli e Leonardo da Vinci, e sono i luoghi dove ha meditato a lungo San Francesco di Assisi.

L' Altotevere Umbro Toscano va dalle sorgenti del Tevere, nell'appennino tosco-romagnolo, fino ai confini di Perugia, è una zona di alta valle collinare e montana, costellata da alcuni dei borghi più belli d'Italia, dove, in seguito alla battaglia di Anghiari, confinano 4 regioni.

Il popolo dell’AUT è quindi inserito in un esclusivo ed unico crocevia linguistico nel quale si parla il toscano e l'umbro con inflessioni romagnolo/marchigiane, con stacchi dialettali netti dalle ipotetiche linee politiche dei confini comunali, senza alcuna vera divisione oro-fluviale o di altra sorta.

Fin da bambini gli altotiberini vanno a scuola negli stessi istituti, centri sportivi e luoghi di svago, hanno le stesse strade gli stessi luoghi di lavoro e le tante chiese dove andranno a sposarsi, proprio le caratteristiche di una comunità compiuta e coesa.

Esclusi i pesci di mare e gli stambecchi qui si trova tutta la flora e fauna della macchia e della foresta mediterranea, il giovane Tevere cristallino ha ancora i cavedani, i temoli e le trote, nel cielo volano gli astori, sopra faggete e boschi di querce in cui trottano cerbiatti e caprioli spiati dai lupi.

Si va a fare legna e si curano gli orti, si fa la pasta a mano, si fa tutto a mano, come da sempre, si fa il pane e la ciaccia, si “accomoda” il maiale e si cucina la lepre, si raccolgono le castagne e si va a funghi e a tartufi in gara con i cinghiali, si prepara il brodo di cappone per i cappelletti, si beve l’acqua corrente e si sgranano i fagioli da fare con le cotiche.

Si fa il miele e il formaggio e si sala il prosciutto, si fa il Vinosanto affumicato, si raccolgono le noci e i pinoli per il torcolo, more e ciliege per le crostate, il ginepro e il  finocchio selvatico per condire il lombetto sottolio e la cacciagione.

Ci sono centinaia di casali di campagna con le siepi commestibili di rosmarino, salvia, maggiorana e alloro, dove ti giri c’è il verde degli ulivi e i colori dei frutteti, una torre o un campanile, il canto di un gallo, di un ruscello e profumo di sottobosco.

È un luogo dove si viene a fare la revisione dei sensi, si ha un godimento intimo, ancestrale, in una sospensione del clamore supersonico e sterile di questi anni moderni, qui il tempo è scandito dalle stagioni; non si mette in scena nient’altro che la mite simbiosi fra uomo e natura, è un posto che parla sottovoce all'uomo e alla donna che eri.     Gregorio Boriosi 

ARTIGIANATO ( work in progress )